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Vai alla newsE’ tempo di inventario | info n. 41/2018
Si avvicina la fine dell’anno e con essa la chiusura dell’esercizio fiscale. È dunque ora di organizzarsi per “contare” e “valutare” le rimanenze di magazzino ossia ciò che è rimasto delle merci e delle materie prime acquistate, i prodotti e i servizi in corso di lavorazione e i prodotti finiti esistenti nelle sedi aziendali, nei suoi magazzini e depositi.
Soltanto le imprese che per almeno 2 periodi di imposta consecutivi:
- realizzano un volume di ricavi annuo superiore a 5.164.568,99 euro;
- dichiarano alla fine del periodo di imposta un valore di rimanenze finale superiore a 1.032.913,80 euro
dal secondo periodo di imposta successivo sono obbligate alla contabilizzazione del magazzino.
Tutte le altre imprese sono tenute ad elencare le rimanenze in una distinta analitica e a valutarle rispettando i seguenti criteri:
- Merci e Materie Prime: da raggruppare, secondo categorie omogenee per natura e valore, con l’indicazione del criterio adottato (costo specifico, LIFO, FIFO o costo medio ponderato).
- Prodotti finiti: indicazione analitica dei costi sostenuti per la produzione.
- Prodotti in corso di lavorazione: indicazione analitica dei costi di produzione sostenuti fino al 31/12.
- Lavori e servizi in corso su ordinazione: indicazione analitica del criterio valutativo adottato (costo di produzione o corrispettivo pattuito).
Rappresenta una novita’ il fatto che le imprese che hanno adottato il regime di contabilità semplificata per cassa o con il criterio che considera incassi e pagamenti avvenuti nella data di registrazione dei documenti fiscali, le rimanenze non hanno alcun impatto nella determinazione del reddito. Cio’ nonostante anche per questi contribuenti è necessario redigere l’inventario per la compilazione degli indicatori di affidabilità fiscale (ISA) che sostituiranno gli studi di settore.